Quest’attrazione insensata verso il mare, da parte di persone che meglio farebbero a occuparsi dei propri affari a terra, evoca subito l’idea di come Dio abbia dotato l’uomo di un bisogno di assoluto destinato a rimanere inappagato; e così il mare finisce per insinuare il terribile sospetto che l’intero progetto della creazione possa rivelarsi non solo instabile, ma anche in qualche modo ambiguo, forse perverso.Voler conoscere significa non accettare i limiti della propria natura, ribellarsi e, di conseguenza, votarsi alla sconfitta. Ma la scelta esistenziale offerta all’uomo è comunque negativa; perché non voler conoscere, accettare cioè noi stessi come una terraferma, equivale a seppellire i nostri migliori talenti, rinunciando alla nostra vocazione a superare i confini posti alla conoscenza. E dunque in entrambi i casi, sia soffocando l’ansia di conoscenza, sia concedendole uno spazio destinato a rivelarsi blasfemo, l’uomo è condannato all’infelicità.

Pietro Meneghelli

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