Quest’attrazione insensata verso il mare, da parte di persone che meglio farebbero a occuparsi dei propri affari a terra, evoca subito l’idea di come Dio abbia dotato l’uomo di un bisogno di assoluto destinato a rimanere inappagato; e così il mare finisce per insinuare il terribile sospetto che l’intero progetto della creazione possa rivelarsi non solo instabile, ma anche in qualche modo ambiguo, forse perverso.Voler conoscere significa non accettare i limiti della propria natura, ribellarsi e, di conseguenza, votarsi alla sconfitta. Ma la scelta esistenziale offerta all’uomo è comunque negativa; perché non voler conoscere, accettare cioè noi stessi come una terraferma, equivale a seppellire i nostri migliori talenti, rinunciando alla nostra vocazione a superare i confini posti alla conoscenza. E dunque in entrambi i casi, sia soffocando l’ansia di conoscenza, sia concedendole uno spazio destinato a rivelarsi blasfemo, l’uomo è condannato all’infelicità.

Pietro Meneghelli

Libertà

L’educazione dovrebbe cominciare con l’insegnare il valore della non violenza, che ha a che fare poi con tutto: con l’essere vegetariani, col rispettare il mondo, col pensare che questa terra non te l’han data a te, che è di tutti e tu non puoi impunemente metterti a tagliare e a fare buchi. Il guaio è, secondo me, che tutto il sistema è fatto in modo che l’uomo, senza neppure accorgersene, comincia sin da bambino a entrare in una mentalità che gli impedisce di pensare qualsiasi altra cosa. Finisce che non c’è nemmeno più bisogno della dittatura ormai, perché la dittatura è quella della scuola, della televisione, di quello che ti insegnano. Spegni la televisione e guadagni la libertà. Libertà. Non ce n’è più. Io lo continuo a ripetere: non siamo mai stati così poco liberi, pur nella apparente enorme libertà di comprare, di scopare, di scegliere fra i vari dentifrici, fra le quarantamila automobili, fra i telefonini che fanno anche la fotografia. Non c’è più libertà di essere chi sei. Perché tutto è già previsto, tutto è già incanalato e uscirne non è facile, crea conflitti. Quanta gente viene rigettata dal sistema, viene emarginata perché non rientra nel modello? Facesse invece delle altre cose! Ma non c’è altro, c’è solo una spinta verso il mercato.
Le scuole oggi non sono fatte per insegnare ai ragazzi a pensare , sono fatte per insegnare ai ragazzi a sopravvivere, per insegnar loro delle cose con cui poi trovano un posto in banca. E quando ne esci sei condizionato. Ripeti dei modelli prestabiliti. Non è che molto facilmente ti inventi qualcosa.
Occorre perciò un grande sforzo spirituale, un grande ripensamento, un grande risveglio. Che poi ha a che fare con la verità, di cui nessuno più si occupa.

Tiziano Terzani – La fine è il mio inizio

Ritorneranno le cose belle, ritornerà la luce e l’aria pulita quando le città saranno spente. Quando ci abbracceremo per caso urtandoci contro, scivoleremo finalmente sulle nostre lacrime in fiumi infiniti di bellezza. Torneranno le volpi nelle loro tane e le rondini ai propri nidi, tornerà persino il rumore inseguito dal silenzio. Ritorneranno le cose belle, e solo allora tornerò anche io.

Silenzio

Silenzio

C’era qualcos’altro lassù che col passare del tempo divenne per me sempre più importante: il silenzio. È un’esperienza a cui non siamo più abituati. Lassù faceva da sottofondo a tutte le esperienze. C’erano vari silenzi e ognuno aveva le sue qualità. Di giorno il silenzio era la somma del cinguettare degli uccelli, del gridare degli animali, del soffiare del vento su cui non compariva mai un suono che non venisse dalla natura: non il rumore di un motore, né quello prodotto da un uomo. Di notte il silenzio era un unico, sordo rimbombo che usciva dalle viscere della terra, attraversava i muri, entrava dappertutto. Il silenzio lassù era un suono. Un simbolo dell’armonia dei contrari a cui aspiravo? I miei orecchi, mi accorgevo, non sentivano assolutamente nulla, ma quel rimbombo era fuori e dentro la mia testa. La voce di Dio? La musica delle sfere? Stando in ascolto, anch’io cercavo di definirlo e immaginavo solo un enorme pesce che cantava sul fondo del mare.

Meraviglioso, il silenzio! Eppure noi moderni, forse perché lo identifichiamo con la morte, lo evitiamo, ne abbiamo quasi paura. Abbiamo perso l’abitudine a stare zitti, a stare soli. Se abbiamo un problema, se ci sentiamo prendere dallo sgomento, preferiamo correre a frastornarci con un qualche rumore, a mischiarci a una folla anziché metterci da una parte, in silenzio, a riflettere. Uno sbaglio, perché il silenzio è l’esperienza originaria dell’uomo. Senza il silenzio non c’è parola. Non c’è musica. Senza silenzio non si sente. Solo nel silenzio è possibile tornare in sintonia con noi stessi, ritrovare il legame fra il nostro corpo e tutto quello che ci sta dietro.

Da tempo predicavo, a chi mi voleva ascoltare, la santità del silenzio, finché tra le vecchie storie indiane ne avevo trovata una che in poche parole spiega tutto:
Un re va da un famoso rishi nella foresta. <<Dimmi, qual è la natura del Sé? >> chiede.
Il vecchio lo guarda e non risponde. Il re ripete la domanda. Il rishi non risponde. Il re chiede di nuovo la stessa cosa, ma il rishi resta muto.
Il re si arrabbia e urla. <<Io chiedo e tu non mi rispondi!>> <<Tre volte ti ho risposto, ma tu non mi stai a sentire>>, dice, calmo, il rishi. <<La natura del Sé è il silenzio.>>

Col passare dei giorni avevo l’impressione che al silenzio fuori dal mio rifugio nelle montagne corrispondesse sempre di più un silenzio dentro di me e questo, unito alla solitudine, mi dava momenti di vera esaltazione. Senza distrazioni, senza stimoli esterni, la mente era libera di seguirei suoi fili, di uscire dai suoi limiti e alla fine di calmarsi. Una mente silenziosa non vuol dire una mente senza pensieri. Vuol dire che i pensieri avvengono in quella quiete e possono essere meglio osservati. Possono essere pensati meglio.

Mai come oggi il mondo avrebbe bisogno di maestri di silenzio e mai come oggi ce ne sono così pochi. Bisognerebbe averli nelle scuole: ore dieci, lezione di silenzio. Una lezione difficile perché, sintonizzati come siamo sulla costante cacofonia della vita nelle città, non riusciamo più a “sentire” il silenzio. Eppure varrebbe la pena provare. Se da ragazzo mi avessero insegnato la filosofia cominciando col farmi star zitto a chiedermi chi ero, avrei forse finito per capire qualcosa: se non altro che tutte quelle teorie avevano un rapporto con la mia vita ed erano meno noiose di come me le facevano apparire.

Ci sono vari modi di comunicare con qualcuno: toccandolo, parlandogli, ma soprattutto col silenzio.

Tiziano Terzani – Un altro giro di giostra.

Julia

John Lennon aveva 17 anni quando sua madre rimase uccisa da un’ auto guidata da un ubriaco. Quasi 10 anni dopo John scrisse per lei una delle sue canzoni più belle:

Julia, un brano dolcissimo con una melodia che resta ferma per ben 18 volte sulla stessa nota. Anziché annoiare, queste 18 note consecutive tutte uguali commossero il mondo.

“I suoi capelli di cielo ondeggiante scintillano e luccicano al sole.”

Quello di cui oggi abbiamo tutti bisogno è la fantasia per ripensare la nostra vita, per uscire dagli schemi, per non ripetere ciò che sappiamo essere sbagliato. 
Perché continuare a cercare soluzioni sociali o politiche in formule che si sono dimostrate fallimentari? Perché le scuole debbono essere come sono? Perché i malati debbono essere curati solo in luoghi chiamati ospedali? Perché il problema degli anziani deve essere risolto con le case di riposo? E già che quello degli anziani sia visto come un “problema” è il vero problema.

Tiziano Terzani

Un falco un giorno, volando sulla campagna, vede un pesce venire alla superficie di uno stagno. Si butta giù in picchiata, lo prende nel suo becco e vola via. Una banda di corvi che ha seguito la scena, si precipita su di lui e cerca di portargli via il suo boccone. Sono in tanti, petulanti e rumorosi. A quei corvi se ne aggiungono altri. Il falco cerca di alzarsi in aria, ma i corvi gli sono addosso, lo attaccano, lo beccano, non gli danno tregua. Quando il falco si rende conto che tutto questo gli succede perché lui resta attaccato alla preda, la lascia andare.I corvi si precipitano dietro il pesce e il falco vola via, leggero. Niente, nessuno lo disturba o lo distrae più. Finalmente può salire, salire sempre più in alto, verso l’infinito. È libero. È in pace.

Lettera ad Amazon Prime Video

Caro Amazon Prime Video, un bellissimo uccellino blu mi ha detto che hai deciso di investire un miliardo di dollari per fare cinque stagioni dedicate all’universo Tolkien.
All’inizio non volevo crederci perché sembrava troppo anche per un colosso come te, così decisi di aspettare. E’ passato più di un anno e un altro uccellino blu è venuto a dirmi con aria vaga ma rassicurante che queste storie saranno incentrate sul Silmarillion, in particolare sulla seconda era di Arda.
Allora lì per lì mi son detto: ‘’Ma vuoi vedere che fa sul serio?’’.
Ecco, caro Amazon, io sono un ragazzo semplice, con poche passioni ma profondamente sincere e mi piacerebbe non sai quanto vedere Numenor, gli alberi di valinor, Gil-galad ed Elendil. Poi sono tornato in me, e mi sono ricordato che là dove c’è tutta questa montagna di soldi, l’interesse è solo nel triplicarli, dimenticandosi dell’obiettivo primario; quindi lo so caro amazon che non te ne frega niente di Tolkien ma a me si e tanto, quindi perché non facciamo che ti organizzi con una bella squadra di registi, ti assicuri che il Silmarillion lo leggano fino alla fine e fate una cosa come si deve, così io evito di morire dal dolore, Tolkien non si rivolta nella tomba, tu ti prendi i tuoi soldi e viviamo tutti felici e contenti.

Ps: Se fai un lavoro come si deve ti prometto che mi farò l’abbonamento e mi compro pure Amazon Echo.

Se la vita sapesse il mio amore

me ne andrei questa sera lontano.

Me ne andrei dove il vento mi baci

dove il fiume mi parli sommesso.

Ma chi sa se la vita somiglia

al fanciullo che corre lontano.

Sandro Penna

Lo senti il vento spostare le note della nostra esistenza?
Come fanno gli alberi ad essere così pazienti?
così grati per quel che gli basta, quel che noi pensiamo essere poco e che invece è tutto.
Lo senti il suonare delle onde sbattere sulla sabbia?
come se la terra tutta fosse un gigantesco rullante che vibra di vita.
Tra le foglie che si rincorrono tra loro come pagine di libri interminabili,
ho sognato di essere al centro dell’universo.
Al risveglio, l’universo intero era al centro di me e attraverso me lui esisteva
e attraverso lui io, ancora oggi esisto.